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Secondo Iosif Brodskij, "la condizione che chiamiamo esilio è prima di tutto un evento linguistico". Per Hajdari, come per altri scrittori in diaspora entro gli angusti confini del nostro presente globalizzato, quell'evento si fa immediatamente poesia. Per intendere i modi di una simile epifania è necessario, da una parte, seguire da presso il percorso compiuto dentro la nostra lingua e tradizione poetica, ma dall'altra tenere fermi i riferimenti culturali di un autore sempre più consapevole del debito contratto col patrimonio della tradizione orale balcanica e albanese.